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Sono almeno 5 anni che un videogioco (o forse più di un semplice videogioco) ha distrutto la mia vita sessuale.
Spiego meglio: dal 2015 ho iniziato una partita a Football Manager e non ho più smesso di giocare. Ci ho giocato ovunque, in qualunque situazione, durante feste un po’ noiose con amici, in Interrail con una mia ex, sotto qualsiasi sostanza stupefacente dalle canne all’mdma, in almeno sei paesi diversi.
Il problema ha iniziato a presentarsi nel 2016, quando conobbi la mia prima vera ragazza: coetanea, ma mezza turca mezza canadese, anno all’estero in italia, disprezzava il prosciutto di parma ma andava ghiotta di nerchia. Iniziai a giocare meno a FM, quando stava da me riuscivo anche a chiudere il pc, forse perché non avevo ancora mai visto una vulva da vicino e il pensiero, a 18 anni, arriva. Quando arriva il grande giorno sono pronto, spengo il computer, rito d’iniziazione, lei sanguina, mi impanico come un bambino, mi alzo e accendo il pc di scatto, senza motivo. Non so perché l’ho fatto e ancora oggi me lo chiedo.
Stetti con lei fino a metà 2018, e col tempo, ogni volta che si faceva l’amore sapevo che subito dopo mi sarei messo alla scrivania, mentre lei dormiva, con una canna accesa a pensare al mercato di gennaio. Era diventato un rito, al punto di voler fare sesso solo per ciò che avrei fatto dopo. Alla fine certe volte si metteva di fianco a me, a darmi consigli tattici, che se non avesse avuto quelle tette così perfette o quel colorito così specifico della pelle l’avrei mandata a cagare dopo un nanosecondo, ma l’amavo e quindi non si poteva.
Quando ci lasciammo caddi in un vortice di droga e autoisolamento, con amici che mi chiedevano di uscire e io che rispondevo solo no, e mi ritrovavo a giocare fino alle 7 di mattina a FM. Decisi di dare una svolta alla mia vita e andai da un amico in Scozia e rimasi lì per cinque mesi. Mesi di cui non ricordo nulla, tranne che mi portai il pc col gioco, conobbi pacchi di bernarda internazionale e finii dentro un’iberica che ad oggi mi ha bloccato perché le sembravo matto (e aveva probabilmente ragione).
Tornato in Italia inizio l’università, che significa prendere appunti, significa portarsi il pc, vabbè hai capito dove arrivo. Un giorno si siede affianco a me un gruppetto di ragazzi e ragazze, una molto carina proprio di fianco a me, che inevitabilmente guarda lo schermo pieno di numeri e di attributi dei giocatori e chiede cosa stia facendo. Imbarazzo totale, balbetto “niente”, faccio alt+tab e mi va sul documento word della lezione, salvata in corner. Fast forward a quando questa tizia diventa la mia ragazza, dopo qualche tempo inizio a portare il pc da lei e nei momenti morti vado un pochino avanti a giocare, finché mi chiede di nuovo che cos’è che faccio e glielo spiego, mi guarda storto ma dice “okay”, boh valle a capire le donne. Anche con lei stessa storia post sesso, niente coccole, su in piedi, canna in mano e nell’altra il mouse perché c’è un campionato da salvare.
Ci lasciamo l’anno scorso, quest’anno conosco una tipa, abbastanza carina, quel che basta per farmi uscire di casa alle 2 di notte ignorando il coprifuoco per andarle a sverniciare la sorca. Preventivamente porto il pc, non si sa mai. Arrivo, salgo le scale (manco l’ascensore, metti si blocca), mi scrive che sta tornando il padre. Esco di corsa dal palazzo, probabilmente lo incrocio anche, salgo in macchina, mi scrive “aspetta che s’addormenta e vieni”, accendo il pc e una sigaretta, mi addormento in macchina fino alle 7 e torno a casa, col cazzo che ormai non sa perché esiste ancora e il cervello in pezzi.
Io non so perché devo portarmi dietro sto coso ogni volta, ma è come un piano b sempre pronto, una fune di fuga per uscire dai momenti più sbagliati, la mia salvezza.
Un po’ come Uac e Book of Ra.
Ah sì, sono nell’anno 3721, ho 611 giorni di gioco quindi due anni pieni li ho passati col gioco aperto e sì, ci sto giocando anche ora.